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mercoledì 7 gennaio 2015

Jobs Act, Renzi toppa sugli statali




Il premier Renzi tutto annunci e carisma e pochi fatti, sul Jobs Act omette di applicare la legge anche ai lavoratori del pubblico impiego, almeno per ciò riguarda il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti. Tutto viene rimandato al Parlamento o meglio a quel lo stesso parlamento da anni esutorato a colpi di voti di fiducia sulle questioni importanti, quasi fosse pletorico e non un organo di rappresentanza del popolo eletto direttamente da esso. Anche se detta omissione può essere positivo per i neoassunti della P.A., ciò rappresenta un comportamento inaccettabile perché dimostra che questo premier non ha il coraggio di approvare una norma ancora più impopolare del resto della riforma al punto di delegarla ovvero di fare scaricabarile sul parlamento. Vergogna.


La riforma tra l’ altro prevede un misero indennizzo da 6 a 24 mensilità per i licenziati al posto del reintegro. Una schifezza. Sarebbe più logico darne uno più in linea con le difficoltà a ricollocarsi ovvero da 24 a 120 mensilità e perché no la perdita per il datore di lavoro del patto di non concorrenza (che negli altri casi sarebbe meglio limitare a un anno dalla fine del rapporto e ad un raggio di 50km in linea d’ aria dalla ditta ndr) e una bella serie di penalità fiscali.

Sarebbe stato logico abolire il limite di età per il contratto di apprendistato, considerato che oggi anche un disoccupa 50-60enne potrebbe aver bisogno di imparare un nuovo mestiere per essere ricollocato. Visto che il Jobs Act riforma l’ Anspi forse era anche il caso di abolire la norma che prevede la perdita degli ammortizzatori sociali per chi accetta contatti a tempo determinato molto brevi. Forse era meglio sostituire la perdita con una sospensione ed evitare cosi di incentivare il lavoro nero e disincentivare la ricerca di lavoro per i neo-licenziati che ora debbono attendere l’ esaurimento dell’ Anspi o Mobilità che dir si voglia.

Più che di un contratto a tutele crescenti ci sarebbe stato bisogno di un contratto a fiscalità agevolata crescente per incentivare la stabilizzazione del lavoratori. Ora cosa impedirà un’ impresa di licenziare un lavoratore il girorno prima che termino le tutele crescenti? E’ in particolare come crescono queste tutele? I dettagli Renzi non dice quali sono. Un’ occasione persa per eliminare forme precarie come co.co.co, co.co.pro e finte partite iva e instituire il salario maggiorato con maggiorazione decrescente in base alla durata del contratto per contratti a tempo determinato come accade nel resto d’ Europa. Questa sarebbe stata una vera riforma.



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