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sabato 8 dicembre 2018

Uno strano processo. La libertà di stampa lede la giustizia?

La storper raccontarvi è molto particolare è riguarda un processo tra un comune cittafino imputato di diffamazione ed un giornalista che lo ha querelato e si è costituito parte offesa. Tutto inizia nel 2011 quando il giornalista scrive un articolo su un caso di femminicidio e accosta il nome del cittadino a quello dalle persona condannata per quel delitto. Il citadino si sente offeso e chiede spiegazioni via Facebook. Il giornalista reagisce e litigano. Scattano querele reciproche. ça prima non ha effetto mentre quella del giornalista si ma il giudice decide di archiviarla, uesti fà opposizione e il cittadino viene sentito come persona informata dei fatti. L' agente ad un certo punto informa il cittadino dei suoi diritti e interrompe l' interrogatorio. Parte l' anno successivo il processo che peraltro si svolge nella città del giornalista e non il contrario come dovrebbe essere per codice. Il giornalista inoltre in quel palazzo di giustizia ha molte cnoscenze in quanto facendo cronaca nera ha molte foti in quel posto.  Vine assegnato ad un giudice che era stato coindagato con il giornalista  in altra inchiesta connessa e la parte civile dopo aver chiesto di essere sentita non si presenza all' udienza successiva. L' imputato invoca l' esimente previsto dall' art. 599 cp e riesce ed essere senttito dal giudice solo 4 anni dopo l' inizio del processo. Lo stesso imputato non ebbe la possibilità di leggere il suo fascicolo nei termini di cui all' art. 415 bis cp. Cambia giudice e si rinvia più volte. L' ultimo giudice vuole risentire tutti. L' unico teste, la  parte civile e imputato. La parte civile per la seconda non si presenta ed avrebbe potuto evitare la prescrizione. Gli altri due si erano fatti quasi 1000km per essere presenti. Fà pessima figura. Ora dopo 5 anni di processo nessun vinto nessun vincitore. Il cittadino in gratuto patrocinio spera di riavere i soldi spese per andare nell' altra città a seguire il processo mentre il giornalista dovrà pagare il si prorio avvocato.  Si spera che la cosa finisca quì. In teoria è prescritta anche la possibilità per una causa civile e mancando una sentenza nel merito il cittadino non può fare una querela per calunnia ed otterenere i danni per un processo durato 5 anni. Probabilmente il giornalista si è pentito dell' azione penale e temeva che un eventuale riconoscimento dell' esimente avrebbe creato problemi all' intera categoria dei gionrlisti ad ha optatoper la prescrizione. Ma non potecva pensarci prima? Mah...
Una cosa è certa: il cittadino si sente defraudato dalla sua libertà di parola in nome di una "certa libertà di stampa".



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