Promuovi il tuo sito

Libri Verità: quello che i media non vi hanno mai detto e mai vi diranno!
 https://play.google.com/store/books/details?id=MCpADwAAQBAJ 

https://play.google.com/store/books/details?id=xvJUDwAAQBAJ Solo su Google Libri e Google Play a €3,90 Clicca la foto per acquistare

lunedì 9 novembre 2009

Berlino 1989-2009: dopo 20 anni si crede caduto un muro ancora in piedi!


Costruito nella notta fra il 12 ed il 13 agosto 1961 e fisicamente abbattuto il 9 novembre 1989 il Muro di Berlino è in realtà ancora in piedi.
Nato su una diatriba Usa-Urss riguardante la lottizzazione dell' Europa post-bellica il muro fù simbolo di una presunta barbarie socilista. Per certi aspetti lo è stato, ha divso intere famiglie, amici e parenti per 28 anni ma di fatto fù ben altro.
I Comunisti dell' ex DDR (Germania Est) dopo la divisione delle germania indue furonon spinti dall' arroganza anti-comunista Usa a arroccarsi dietro un muro per difendersi da chi si credeva migliore ma non volle mai dimostrarlo.
Gli Americani infatti ne dopo guerra erano ossessionati dal Comunismo, pur ritenendo il Capitalismo occidentale superiore al Marxismo essi non ebbero mai il cotraggio di attendere la prova dei fatti ma vollero a tutti costi lottizzare il mondo espandendo la proria egemonia per timore di un espansione dei Comunisti che in realtà per loro stessa ideologia erano anti-coloniali ma bensì per l'indipendenza e l'autodeterminazione dei popoli. E gli americani erano coscienti di ciò.
Tuttavia si infognanronon in guerre come quella in Corea, in Vietnam, tifavafano per i dittatori cinesi che in quegli anni cercavano di fermare l' ascesa di Mao-Tze-Tung e arrivarono a fare guerre contro i Comunismi in Africa e Sud America che tentavano di liberare intere popolazioni dalla dittatura coloniale di Usa, Francia e Gran Bretagna.
Molti paesi di quelle zone ora non avrebbero la loro indipendenza se non fosse pr i Comunisti.
Con la stessa arroganza gli Usa non vollero arretrare a Berlino, non vollero far decidere al popolo che corruppero con il capitalismo che prometteva una vita migliore, promessa che come ci insegna questa attuale crisi economica, non poteva mantenere.
Molti tedeschi ammaliati da una falsa prospettiva di vita migliore andarono a Berlino Ovest e i comunisti si sentirono in dovere di difendersi e lo fecere con un atto estremo: innalzaronon il muro.
Quel muiro eretto dai comunisti è in realtà stato eretto virtualmente dai capitalisti occidentali e la sua anima virtuale è ancora in piedi.
Il famoso di scorso di Kennedy ora è viso come un atto eroico ma in realtà fù un esempio i arroganza, fù infatti lui il primo presidene a mandare i militari Usa in Vietnam è proio mentre inneggiava la libertà a Berlisno tentavadi opprimere un popolo in oriente e molti altri in altre parti del mondo.
In vent' anni gli Usa hanno egemonizzato l'europa, han preteso e pretendono l' allargamento della Nato invece di scioglierla in quanto ente inutile dopo lo scioglimento del Patto di Varesavia.
La Nato fù infatti concepita come contrapposizione al bloccco Sovietico ma è invece sopravissuta all' Urss.
Ma il comunismo che tutti credono debellato è ancora vivo e vegeto all' est europa si è trasformato facendo diventare quoi paesi una eldorado colonizzata dai capitaliti occidentali che come belve hanno infierito una su una popolazione già provata schiavizzandola ancor d più: credete veramante ce quei popoli oggi siano più liberi di 20 anni fà? No, non lo sono, ma credono di esserlo (aiutiamoli a svegliarsi): è l'effetto della nuova colonizzazione basata sulla corruzzione del potere contro il popolo mascherata da democrazia!
Oggi nel ventennio dobbiamo impegnarci per abbattere realmente quel muro, dobbiamo abbattere gli Usa e il loro Capitalsimo e che sia posto finalmente al giudizio del popolo.
Vi aggiungo in calce un articolo interessante
Il muro e noi
di Paolo Ferrero
Il 9 novembre, 20 anni fa, cadeva il muro di Berlino. In quell’elemento simbolico è racchiusa la fine di un regime socialista in cui – nella migliore delle ipotesi - la giustizia sociale era contrapposta alla libertà. In questa incapacità di coniugare libertà e giustizia sta al fondo il fallimento del tentativo novecentesco di transizione al socialismo.
Noi che siamo nipoti della lotta partigiana – quante lapidi ci sono nel nostro paese su cui sta scritto “morto per la libertà” - abbiamo salutato positivamente la caduta del muro. Il socialismo senza la libertà semplicemente non è socialismo: è un tentativo di andare oltre il capitalismo che ha imboccato la strada sbagliata ed è abortito. Così non poteva andare avanti e così non si andava da nessuna parte.
Senza libertà nessun socialismo. Giusto quindi picconare il muro e bene che il muro sia caduto; bene che i dirigenti della DDR abbiano scelto di non sparare, preferendo perdere il potere piuttosto che cercare di mantenerlo con una strage.Nel mondo la caduta del muro è stata salutata come la vittoria della libertà sulla barbarie, come la possibilità di un nuovo inizio per la storia del mondo basato sulla libertà e la cooperazione. Sappiamo che non è andata così.
Gli stati Uniti hanno colto l’occasione della sconfitta del nemico storico per rilanciare la propria egemonia incontrastata su scala mondiale e il capitalismo ha preso da questo passaggio l’abbrivio per aprire una nuova fase della propria storia, quello della globalizzazione neoliberista. I cantori del capitalismo hanno colto l’occasione per dire che eravamo alla fine della storia. Marx aveva speso la vita e scritto migliaia di pagine per dire che il capitalismo non era un fenomeno naturale ma bensì un modo di produzione storicamente determinato e quindi superabile.
La caduta del muro è stata usata per “rinaturalizzare” il capitalismo, per affermare su scala globale che viviamo nel migliore dei mondi possibili; per affermare che essendo il capitalismo naturale, ogni tentativo di superarlo diventa un atto “contro natura” e in quanto tale barbarico.
Gli anni ’90 sono stati caratterizzati da questo unico grande messaggio, trasmesso a reti unificate dal complesso dei mass media e da tutte le forme di produzione culturale, cioè di costruzione dell’immaginario individuale e collettivo, a partire dall’industria cinematografica.
La caduta del muro è stato l’evento simbolico che ha permesso di costruire una grande narrazione che ha rilegittimato completamente il capitalismo. Kennedy non è più il presidente dell’escalation della guerra di aggressione al Viet Nam o l’aggressore di Cuba con l’avventura della Baia dei Porci. Kennedy è celebrato come il paladino della libertà e il suo discorso berlinese ne è il suggello.
Dietro il paravento della libertà, sono riapparse, anche in occidente, incredibili differenze sociali e livelli di sfruttamento del lavoro che pensavamo seppelliti per sempre dopo le lotte degli anni ‘70. Nella vulgata la libertà d’impresa è diventata il presupposto della libertà dei popoli. Questa completa rilegittimazione del capitalismo ha un sapore mortifero di falsa coscienza: Che Israele costruisca muri per imporre l’apartheid in Palestina e che gli Stati Uniti costruiscano muri per impedire l’immigrazione dal Messico non fa più problema.
Ogni muro è diventato lecito per l’impero del bene. In Italia questo fenomeno ha assunto dimensioni maggiori che in altri paesi in virtù della proposta di Achille Occhetto – accolta dalla maggioranza del suo partito - di sciogliere il PCI in nome di questo nuovo inizio, appiattendo così tutta la storia del movimento comunista italiano sul fallimento del socialismo reale. La storia del nostro paese è stata integralmente riscritta, la lotta partigiana è stata denigrata nel suo valore simbolico di rinascita della nazione e così si è aperta la strada all’aggressione della Costituzione.
La cancellazione della memoria del paese e la sua ricostruzione fatta dai vincitori ha sdoganato ideologie razziste e comportamenti xenofobi che pensavamo definitivamente finiti nella pattumiera della storia dopo la barbarie nazista.Il fascismo, lungi dal presentarsi come una parentesi della storia patria, si evidenzia sempre più come una delle possibilità inscritte nel sovversivismo delle classi dirigenti di un paese che – come sottolineava Gramsci - non ha vissuto la riforma protestante e il cui risorgimento non è stato fenomeno di popolo ma di ristrette elite. La democrazia e la stessa costruzione di un etica pubblica in questo paese è concretamente il frutto delle lotte del movimento operaio, socialista e comunista.
La loro disgregazione apre la strada a populismi di tutti i tipi, di destra come di sinistra.In questo imbarbarimento del costume e dei rapporti sociali nel nostro paese e nel mondo vediamo confermata quotidianamente non solo la possibilità ma la necessità di battersi per superare il capitalismo.In questa dialettica sta il nostro giudizio politico sulla caduta del muro di Berlino: è stato un fatto positivo e necessario, da festeggiare, ma non costituisce di per se un nuovo inizio per l’umanità. E’ stato anzi l’evento utilizzato per costruire un nuovo inizio e una nuova rilegittimazione dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo e della guerra.
Mi pare che questa sia anche la consapevolezza dei compagni e delle compagne della Linke: nessuno propone di tornare a prima ma nella Germania riunificata occorre organizzarsi e lottare – all’Est come all’Ovest - contro il capitalismo e la guerra, per costruire un socialismo democratico.Fuori da questa comprensione dialettica della positività della caduta del muro e della chiara consapevolezza che questo non segna nessun nuovo inizio, non esiste nessuna possibilità di porsi oggi il tema della trasformazione sociale e del superamento del capitalismo. Fuori da questa comprensione dialettica possiamo solo diventare anticomunisti o far finta che i regimi dell’Est non abbiano fallito nel tentativo di costruzione del socialismo. Il pentitismo e la nostalgia indulgente sono i rischi che abbiamo dinnanzi a noi: nella loro apparente opposizione rappresentano in realtà la completa negazione della possibilità di lottare per il socialismo, per una società di liberi e di eguali.Da questa comprensione dialettica della caduta del muro scaturisce la nostra scelta della rifondazione comunista.Dopo il fallimento del tentativo di fuoriuscita dal capitalismo che ha dato luogo ai regimi dell’Est non basta definirsi comunisti: occorre porsi l’obiettivo teorico, politico ed etico della rifondazione del comunismo e dell’antropologia dei comunisti e delle comuniste.
L’obiettivo cioè di superare il capitalismo coniugando libertà e giustizia. L’utilizzo di due parole – rifondazione comunista - anziché una per definirci non è un lusso o una complicazione: è il modo più corretto per esprimere oggi il nostro progetto politico, in cui sappiamo dove vogliamo andare e sappiamo cosa non dobbiamo rifare.
Il comunismo dopo il novecento è uscito dalla fase dell’innocenza. Compito nostro è farlo diventare adulto ed è un compito per cui val la pena spendere la vita.

1 commento:

KRM ha detto...

La prima parte è un minestrone di schiocchezze, luoghi comuni, propaganda dozzinale e un poco di qualcosa di sensato.- L'articolo invece è divertente pura propaganda antiamericana anticapitalista, trita e tritata, poco originale, buona per tutte le stagioni e per ogni critico del sistema attuale che è criticabilissimo da tutti. Ma non possono quelli che (nipotini o meno)non hanno criticato allora il comunismo e dintorni e tuttora non ci parlano dell'inferno URSS, Siberia, DDR, Viet-nam,Cuba, Cambogia,Cina,ecc. non vi è traccia nell'articolo. Era tutto socialismo reale e democratico. Effettivamente oggi non si può più "sostenere" ....il bello del Muro di Berlino...! (Dimenticavo tra qualche anno qualcuno brillante ipotizzerà che l'aveva voluto la Nato, con i $ USA ... birbaccioni!!)

Sponsor

Sponsor
Incontri w chat