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venerdì 20 novembre 2015

Dubbi sugli attentati di Parigi: complicità Europee?

L’ Isis lo ha ribattezzato l’ 11 settembre francese fin dalla prima ora quando ha rivendicato gli attentati. Oggi a Parigi come allora in Usa viene il dubbio che gli attentati si potessero fermare ma così non è stato. Da subito è scattata una serie di arresti e i terroristi anche quelli morti sono stati immediatamente identificati, segno che erano certamente già noti alle intelligence di molti paesi europei ed alla Cia che oggi collaborano fra loro, ma fino a ieri che facevano? Possibile che non li stessero monitorando e non sapessero degli attentati? Possibile che abbiano consentito al presidente francese Hollande di recarsi allo Stade de France? Era chiaro che non fosse in pericolo e il dubbio nasce anche dal comportamento anomalo dei terroristi: pare fossero in tre allo stadio e il primo una volta scoperto dagli steward ha tentato la fuga si è fatto saltare. Perché non farsi esplodere direttamente all’ ingresso dello stadio dove era più facile fare vittime e magari fare breccia per gli altri due che sarebbero quindi riusciti ad entrare? Sa tanto di programmato. Di certo tutto ciò ha evidenziato un lato debole delle nostra città: è facile colpirle quando sono in corso eventi che acculano non solo persone ma forze dell’ ordine in unico punto della città e non possono intervenire altrove per eventuali emergenze. Logica quindi la psicosi da stadio e da concerto. Ma i motivi di dubbio sono anche altri: l’ austerity và subito nel cassetto insieme ad una certa riluttanza ad attaccare la Siria che fino a ieri invece c’ era. La stabilità economica non è più una priorità ed è curioso che la questione parta proprio dalla Francia dove si erano maggiormente opposti alla austerity e per questo si è rischiato di far vincere le elezioni alla fascista Marine Le Pen. Insomma dagli attentati la politica ci guadagna, specialmente i governi anche perché nei media non si dà più spazio allo sbarco di profughi ed alle quote di stranieri da spartire fra i diversi paese. Cavallo di battaglia della destra estrema, In Italia ora è Renzi e non più Salvini ad agitare la bandiera della sicurezza chiedendo che le spese per la difesa stiano fuori dal patto di stabilità. Potrei essere d’ accordo finchè si parla di cyborg security (telecamere, droni, ecc.) a patto di garantire la privacy e di spese per le forze dell’ ordine, croce rossa e protezione civile, non sono d’ accordo invece invece se si tratta di spese per nuovi armamenti e missioni all’ estero inclusa la Siria che devono essere fortemente limitate ed incluse nel patto.





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