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venerdì 22 maggio 2015

Italicum e regionali: prove di voto anticipato


Dopo 9 anni l’ Italia si sbarazza del Porcellum ribattezzato Consultellum dopo la bocciatura da parte della Corte Costituzionale che lo ha dichiarato parzialmente illegittimo. Vediamo cosa prevede il testo definitivo che per ora vale solo per la Camera ma potrebbe essere esteso al Senato se si tornasse a quello elettivo vista la disponibilità del Governo a cambiare la legge di riforma costituzionale.

1.      340 seggi alla lista che supera il 40% dei voti validi su base nazionale. In caso contrario ballottaggio fra le due liste più votate e chi vince ottiene 340 seggi. Vietati gli apparentamenti ma  peseranno ugualmente eventuali indicazioni di voto delle altre liste non partecipanti al ballottaggio.
2.      Meccanismo proporzionale con  metodo dei quozienti interi e più alti resti e soglia di sbarramento al 3% . Sono eletti con questo sistema 609 deputati. Accedono alla ripartizione anche e le liste rappresentative di minoranze linguistiche riconosciute, presentate esclusivamente in una regione ad autonomia speciale il cui statuto preveda una particolare tutela di tali minoranze linguistiche, che abbiano conseguito almeno il 20 per cento dei voti validi espressi nella regione medesima
3.      21 deputati sono eletti in collegi uninominali: 12 nella circoscrizione estero, 1 in Valle d’ Aosta e 8 in Trentino Alto Adige
4.      20 circoscrizioni nazionali ovvero una per regione e 100 collegi plurinominali che eleggeranno da 3 a 9 deputati a seconda della popolazione della regione in cui si trovano
5.      Nei collegi plurinominali capilista bloccati e per gli atri  voto di preferenza (massimo 2). Considerato il sistema dei  quozienti interi e più alti resti, nonché la parità di genere, i capilista eletti saranno il 50% circa ma si può raggirare la norma con le primarie e applicare indirettamente anche a loro il voto di preferenza
6.      Si  potranno esprimere fino  a due preferenze ma dovranno essere di sesso differente pena nullità della seconda preferenza. Uomini alternati nelle liste e i capolisti potranno essere non più del 60% dello stesso genere.
7.      Stop alle candidature multiple eccetto i capolisti che potranno candidarsi in collegi differenti, al massimo 10 e sempre nella stessa lista
8.      Le liste presentate dovranno avere anche uno statuto e ciò dovrebbe evitare sia liste civetta e che fusioni in listoni last minute
9.      Norma anti-flipper a tutela  delle piccole liste: Nel meccanismo di ripartizione dei seggi ottenuti dalle liste nei vari collegi, la lista che ha raccolto più voti (eccedentari) cede il seggio a quella più piccola dove questa ha raccolto più consensi.
10.   Gli studenti Erasmus potranno votare per corrispondenza
11.   Oltre alle forze dell’ ordine anche i presidenti di seggio, scrutatori e rappresentanti di lista potranno votare previa presentazione del certificato elettorale nel seggio in cui svolgono le proprie funzioni. I candidati sempre previa presentazione del certificato elettorale potranno votare in una qualsiasi sezione del collegio in cui sono candidati. Ci sarà un po’ di confusione sul calolo dell’ affluenza alle urne ma soprattutto delle schede da vidimare e sull’ esatta corrispondenza fra votanti e voti validi. E’ se uno scrutatore o presidente fa il furbo, non si timbra il certificato e vota due volte? Lavoreranno di più: avranno anche l’ aumento?
12.   Entrata in vigore il 1° luglio 2016 non sarebbe difficile eliminare la norma ed anticipare in caso di necessità

Anche questa riforma merita delle correzioni me nel  complesso è buona e tutela la rappresentanza. Finirà la bufala del cosiddetto voto utile ma i partiti maggiori utilizzeranno i 100 capolisti bloccati per offrire “ospitalità” ovvero seggi sicuri a micro liste ben al di sotto del 3% in cambio di voti e appoggio sicuro ad eventuale ballottaggio.


A parte quanto sopra, è chiaro che si voterà ben prima del 2018 soprattutto visti i possibili risultati delle regionali. Il  31 maggio prossimo si vota in 7 regioni a statuto ordinario ovvero Veneto, Liguria,Toscana, Umbria, Marche, Campania e Puglia, in una ha statuto speciale, Sicilia e in 1062 comuni di cui 16 capoluogo di provincia per un totale di 23 milioni di elettori. Inevitabile la valenza politica. Gli anticipi alle comunali di Aosta, Trento e Bolzano hanno avuto risultati in linea con i sondaggi: Pd che cala a favore della sinistra (3,7-4,8 e 10,4%), Lega che supera Forza Italia che cala ancora mentre crescono Alfano e Tosi e i Cinque Stelle. Una crisi di Governo è quindi alle porte! 
 
Vi è poi una effettiva e positiva implicazione economica per i partiti e in particolare a vantaggio di quelle piccole anche se quest’ ultime come vedremo ne beneficeranno dopo una legislatura. Con il territorio diviso in 100 collegi fra i 300mila e 900mila abitanti la conseguenza e che per i singoli candidati la spesa per campagna elettorale diventa abbordabile. Circa 10-15mila euro. Bastano infatti al massimo 375000 volantini (uno ogni 2,4 abitanti) al costo di 7500€ e/o 3-900 manifesti 100x70 cm al consto di 1 euro l’uno oppure 3-900 mila sms o mms o mail al costo di non più di 2000 euro (la mail anche meno) per non parlare dei costi irrisori per promuovere pagine sui social network ed infinte una 70ina di comizi in altrettanti comuni organizzati dai circoli in luoghi pubblici chiusi ed a basso costo come le aule magna delle scuole, aule consiliari dei municipi, centri anziani, ecc. Eventualmente volendo fruire delle più coste e meno efficienti inserzioni su quotidiani locali al costo 1500-2000 euro. Un risparmio di almeno 1,5 milioni per partito con una campagna sul territorio più efficace. Un obbligo visto l’ astensionismo e l’ abolizione dei finanziamenti pubblici.  Ricandidando i parlamentari uscenti (ecco perché i partitini né beneficieranno meglio dopo una legislatura) non avranno difficoltà a spendere un mese di stipendio per riottenere la poltrona come non sarà difficile trovare candidati disposti a spendere un po’ e rischiare anche se ciò apre le porte alla corruzione ovvero loschi individui pronti a finanziare un candidato per avere il suo tornaconto a poltrona prese. Con o senza preferenze visto che il metodo dei resti e quozienti interi non garantisce l’ elezione a capolisti delle liste minori.

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La buona scuola che tanto buona non è.


Dopo tante polemiche sulla riforme della scuola del governo  Renzi, finalmente ne conosco i contenuti e comprendo le critiche di studenti e insegnanti. Vediamo di cosa si tratta:

1.       Tre miliardi in più di fondi alla scuola oltre quelli attuali. Non è chiaro se sono sufficienti, forse no considerato che molte sono da ristrutturare
2.      Potenziamento dell’ offerta formativa con più ore per musica, informatica, ed. fisica, ed. artistica, diritto, economia,  latino, ecc. ma nell’ elenco non compare la tecnologia in generale mente c’è più inglese per tutti e più italiano per gli stranieri. Una Salvinata come sé grammatica a scuola non fosse mai esistita
3.      Superpreside che promuove l’ offerta formativa generata a livello collegiale e gestisce da solo le risorse finanziarie e tecnologiche. I presidi sceglieranno gli insegnanti da assumere per sostituire i pensionandi mediante cv (e magari raccomndanzione). Baronati come l’ università?
4.      Scuola e lavoro ovvero tirocini. 400 ore per gli Istuti tecnici e 200 nei licei nel triennio di specializzazione. Solo 200 milioni di euro l’ anno i fondi tagliati e nessun obbligo per le aziende che partecipano al progetto
5.      Bonus di 500 euro annui mediante carta elettronica per la formazione dei docenti. Sarebbe meglio una cifra maggiore
6.      Saranno assunti i precari ma non coloro che sono in attesa da anni dopo aver vinto un concorso
7.      Niente 2x1000 alla scuola ma sono donazioni libere e chi le farà potrà detrarle per il 65% dall’ Irpef. Si faceva prima a destinare subito l’ Irpef invece di rischiare così di svendere le scuole pubbliche ai ricchi o di trasformare le donazioni in tangenti al super-preside
8.      100 milioni per l’ introduzione dei benefit ovvero premi agli insegnanti più bravi. Una elemosina e non sono nemmeno sicuro che la concorrenza fra insegnanti faccia bene alla scuola. Si mina la coesione fra docenti e la collegialità dell’ offerta didattico-formativa per non parlare di possibili regalo dei superpresidi a eventuali raccomandati. Il sistema dovrebbe essere più trasparente e legato a impegno e risultati particolari

Tanti, troppi difetti per non sperare almeno in una correzione al Senato del testo già approvato alla camera. 

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