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venerdì 5 giugno 2015

Elezioni regionali: il PD flette e punta sul Jobs act che funziona poco e la desta e nel caos totale


 
L’esito delle recenti regionali non è molto chiaro ma qualcosa si capisce. Un elevato astensionismo (quasi il 50% degli aventi diritto non ha votato) e circa un terzo dei voi del mare magnum delle liste civiche (determinanti per le vittorie di De Luca in Campania e Zaia in Veneto) ci dicono che gli Italiani non si sentono rappresentati dai partiti. Tutti perdono in termini assoluti anche se Movimento 5 Stelle; FDI e Lega crescono in termini percentuali avendo perso molto meno degli altri anzi quasi nulla rispetto alle europee dove invece il PD perde (32%) 8 punti e Forza Italia (11%) 5.  Stabile il Nuovo Centrodestra, emblematica la sinistra. Non male Pastorino in Liguria dove Toti (cdx) vince grazie al macigno delle dissesto idrogeologico sulla teste del presidente uscente Burlando (csx) su cui pesano le alluvioni dei mesi scorsi. L’ altra Liguria vicino a Tsipras si ferma all’1% come in altre regioni eccetto le rosse dove le liste vicine al leader greco arrivano al 7% in Umbria, al 3,8% nelle Marche. In Toscana e Campania nell’ aggregato con Sel che và per conto proprio si arriva al 3% e se aggiungiamo alcuni risultati rilevanti nei comuni capoluogo come il 5% di Lecco e il 4% di Sel a Nuoro ma anche valutando i risultati di altre liste civiche di sinistra In Puglia e Campania, possiamo che c’è spazio per un nuovo soggetto politico unitario a Sinistra del PD. La Sinistra deve però identificarsi in un nome unico nazionale e non in vari nomi che si sono confusi con le liste civiche.

A destra sempre confusione, se al Nord Lega vince con Zaia la cui lista supera il partito (18% contro 15%) al centro e al sud Ncd non và affatto male e Schittulli supera La Poli Bortone in Puglia (15% contro 12%) e cosi come nelle Marche gli Alfaniani superano la Lega e in entrambe il candidato PD fa dieci punti in più dei due di destra messi insieme. In Veneto Tosi arriva all’ 11%. Al Sud Salvini si ferma a meno dell’ 1% cinque volte meno di Alfano. Da notare ancora una volta che gli elettori fanno voto utile e scelgono i presidenti a prescindere dalle liste che li appoggiano.
Il Pd ora spinge sul Jobs Act che ha favorito la conversione a tempo indeterminato dei contratti a tempo ma non nuove assunzione e a fronte di 150000 conversioni nel primo trimestre, 700 mila cessioni di rapporti. Per sapere se funziona dovremo attendere il 2010 e vedere se una volta scattato l’ art. 18 i convertiti resteranno in azienda o verranno licenziati a fine incentivi. Probabile la seconda. 


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