L’esito delle recenti regionali
non è molto chiaro ma qualcosa si capisce. Un elevato astensionismo (quasi il
50% degli aventi diritto non ha votato) e circa un terzo dei voi del mare
magnum delle liste civiche (determinanti per le vittorie di De Luca in Campania
e Zaia in Veneto) ci dicono che gli Italiani non si sentono rappresentati dai
partiti. Tutti perdono in termini assoluti anche se Movimento 5 Stelle; FDI e
Lega crescono in termini percentuali avendo perso molto meno degli altri anzi
quasi nulla rispetto alle europee dove invece il PD perde (32%) 8 punti e Forza
Italia (11%) 5. Stabile il Nuovo
Centrodestra, emblematica la sinistra. Non male Pastorino in Liguria dove Toti
(cdx) vince grazie al macigno delle dissesto idrogeologico sulla teste del
presidente uscente Burlando (csx) su cui pesano le alluvioni dei mesi scorsi. L’
altra Liguria vicino a Tsipras si ferma all’1% come in altre regioni eccetto le
rosse dove le liste vicine al leader greco arrivano al 7% in Umbria, al 3,8%
nelle Marche. In Toscana e Campania nell’ aggregato con Sel che và per conto
proprio si arriva al 3% e se aggiungiamo alcuni risultati rilevanti nei comuni
capoluogo come il 5% di Lecco e il 4% di Sel a Nuoro ma anche valutando i
risultati di altre liste civiche di sinistra In Puglia e Campania, possiamo che
c’è spazio per un nuovo soggetto politico unitario a Sinistra del PD. La
Sinistra deve però identificarsi in un nome unico nazionale e non in vari nomi
che si sono confusi con le liste civiche.
A destra sempre confusione, se al
Nord Lega vince con Zaia la cui lista supera il partito (18% contro 15%) al
centro e al sud Ncd non và affatto male e Schittulli supera La Poli Bortone in
Puglia (15% contro 12%) e cosi come nelle Marche gli Alfaniani superano la Lega
e in entrambe il candidato PD fa dieci punti in più dei due di destra messi
insieme. In Veneto Tosi arriva all’ 11%. Al Sud Salvini si ferma a meno dell’
1% cinque volte meno di Alfano. Da notare ancora una volta che gli elettori
fanno voto utile e scelgono i presidenti a prescindere dalle liste che li
appoggiano.
Il Pd ora spinge sul Jobs Act che ha favorito la conversione a tempo indeterminato dei contratti a tempo ma non nuove assunzione e a fronte di 150000 conversioni nel primo trimestre, 700 mila cessioni di rapporti. Per sapere se funziona dovremo attendere il 2010 e vedere se una volta scattato l’ art. 18 i convertiti resteranno in azienda o verranno licenziati a fine incentivi. Probabile la seconda.
Il Pd ora spinge sul Jobs Act che ha favorito la conversione a tempo indeterminato dei contratti a tempo ma non nuove assunzione e a fronte di 150000 conversioni nel primo trimestre, 700 mila cessioni di rapporti. Per sapere se funziona dovremo attendere il 2010 e vedere se una volta scattato l’ art. 18 i convertiti resteranno in azienda o verranno licenziati a fine incentivi. Probabile la seconda.
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